martedì 22 ottobre 2013

Robert Capa/Fotografie.


Gretchen.


Gretchen era il nome portato da una nota cantante brasiliana degli anni ’80. Appena adolescente, poiché manifestava inclinazioni sessuali non ortodosse, fu cacciata di casa ad opera del padre. L’ha fatto proprio e da allora è così che si fa chiamare. Il primo decennio di vita italiana l’ha trascorso a Roma, in quei luoghi ingrati dove il sesso è merce che si acquista di notte. Pure qui, sulla sponda adriatica dove sfocia il fiume Esino, vende piacere a tariffe ridotte, ma di quest’esistenza mercenaria e servile ne subisce torti ed angherie con il miraggio del riscatto. In un corpo maschile, nasconde emozioni e desideri unicamente femminili e non sa darsi conto del perché non le sia concesso di esprimere fino in fondo l’identità che si porta dentro. Così, nelle ore di sole di questa strana estate, si rifugia in un’ansa asciutta ed ombreggiata del fiume, dove raggiungerla non è troppo facile. Ci resta molte ore del giorno, che occupa meditando e pregando il suo Dio. Già, perché il tentativo di allontanarsi dalla schiavitù della prostituzione l’ha compiuto in passato, prima in un Convento di Suore a Spello, poi in una Comunità maceratese. Senza riuscirci. Queste poche parole non bastano a raccontare di una vita così complessa e difficile, ma certamente vogliono testimoniare la gioia di condividere, su fronti esistenziali diametralmente opposti, le emozioni del caldo silenzio di un fiume che si adagia fiacco verso la risacca della spiaggia di ghiaia.